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Progetto per uno spazio liturgico

Relazione progettuale

Il Concilio ecumenico vaticano II “si propone di far crescere ogni giorno di più la vita cristiana dei fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti…”, di cui sono parte integrante la liturgia e lo spazio liturgico. L’attuale celebrazione versus populum della liturgia romana si colloca in tali mutamenti. La rivalutazione del modello comunionale ha fatto recuperare la definizione di chiesa come casa dell’assemblea dei credenti: “l’edificio di culto cristiano corrisponde alla comprensione che la Chiesa ha di se stessa nel tempo… pellegrinante verso la Gerusalemme celeste”.
L’Evangelo obbliga i Cristiani ad apparire, in altre parole a prendere posto in mezzo agli uomini, perché la manifestazione della fede si esprima in segni visibili e udibili. “Il sale della terra” e “la città posta sul monte” (Matteo 5, 13-14) sono due immagini evangeliche della presenza del regno di Dio nel mondo. Discretio, humilitas, simplicitas sono le qualità degli spazi liturgici cristiani, anche loro espressione di quell’obbligo di apparire - senza ostentare – che è la condizione dei Cristiani nel mondo.
Ogni spazio agisce sull’essere umano, in modo conscio e inconscio. Quando le persone sono riunite in assemblea, il loro comportamento risulta influenzato preliminarmente dalla struttura stessa dell’assemblea, e anche, pertanto, in conseguenza dell’architettura degli spazi che la contengono, nella celebrazione liturgica i fedeli possono essere partecipanti o spettatori e la chiesa, mentre è al servizio del culto, “comunica” ed è stimolo e aiuto per “fare memoria”, per riflettere e celebrare. Nel rispetto della nostra tradizione, che vede negli edifici di culto i luoghi privilegiati per l’incontro sacramentale con Dio, una chiesa è “un luogo vivo per uomini vivi“.
Il progetto originale per la chiesa di San Giuseppe da Copertino prevedeva l’edificazione di un complesso architettonico più grande e articolato, mai realizzato, con campanile e ampi spazi interni. La chiesa attuale era, nel progetto, una spaziosa “sala parrocchiale”. Così l’attuale tipologia ad aula presenta un presbiterio molto limitato negli spazi e non è dotata di un’abside adeguata per la celebrazione del battesimo, che al momento avviene mediante l’utilizzo di un piccolo fonte mobile, portato sul presbiterio al momento del rito. Anche l’ambone, inoltre, non ha mai trovato una collocazione stabile ed è rappresentato ancora da un semplice leggio.
Nell’avviare il processo di progettazione per la realizzazione, dunque, di un ambone e di un’area battesimale stabili, in conformità con i criteri per l’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, si è tenuto conto del problema dell’unità dell’assemblea che celebra e della salvaguardia dell’unicità e centralità dell’altare, “mistero di presenza”. In particolare, per quanto riguarda il presbiterio, si è cercato di assicurare l’interconnessione dei suoi elementi (altare, ambone, sede presidenziale) e, al tempo stesso, la individualità di ciascuno di essi.
Nella collocazione del nuovo battistero, pur evitando di conferirgli una posizione e un ruolo preminenti, in concorrenza con l’altare, si è ritenuto importante creare un luogo visibile a tutta l’assemblea, per favorire innanzi tutto la partecipazione comunitaria.
Dopo secoli di oblio, il ritorno dell’ambone all’interno dello spazio liturgico corrisponde alla “riscoperta“, avvenuta con il Concilio vaticano II, del ruolo occupato dalla parola di Dio nella vita della Chiesa. L’ambone, luogo della lettura delle Scritture, appartiene in modo privilegiato alla rivelazione giudeo-cristiana: a differenza dell’altare, esso non ha alcun debito da riconoscere alle altre religioni. Il Cristianesimo e la sua liturgia custodiscono in sé, fin dalla loro origine questo radicale rapporto con la parola di Dio: non vi è mai stata tavola del pane e del vino senza la tavola della parola. Citando San Girolamo: “noi mangiamo la carne e beviamo il sangue di Cristo nell’Eucaristia, ma anche nelle letture delle Scritture”.
Nello spazio-chiesa, al luogo dell’annuncio viene dunque riconosciuto un altissimo significato, e pertanto nel progetto è stato collocato, nella posizione di maggior “visibilità” e “udibilità”, non un semplice leggio, ma un elemento solido e stabile. Accanto ad esso è situato il candelabro per il cero pasquale.
Nella scelta delle forme e dei materiali (travertino) sono rispettate la dignità e la semplicità dello stile sobrio, “francescano”, che attualmente connota la chiesa, facendo riferimento agli elementi già esistenti, a partire, in particolare, dall’altare. I nuovi elementi architettonici tendono ad assumere, attraverso la forma e la materia, anche un valore simbolico: quasi che il masso dovesse partecipare all’azione sacramentale eucaristica, in grado di immetterci entro una sfera di sensazione di astrazione. Non un’opera asservita all’espressione artistica, ma dove l’arte si pone al servizio dell’opera.
L’ambone è posto sul presbiterio, ma, nello scendere di un gradino con la sua parte anteriore, è come se si protendesse verso l’assemblea. E la sua forma, che ripete quella dell’altare, tende a chiudersi verso l’alto, quasi a sottolineare la dimensione escatologica della parola. Al contrario, il battistero poggia fuori dal presbiterio, ma sale di pochi centimetri sul primo gradino, come ad anticipare la liturgia e nello stesso tempo a voler protendersi verso quegli elementi che dal presbiterio, attraverso una diagonale simbolica, dialogano con lui. La base del fonte battesimale, in travertino, tende, a differenza dell’ambone, verso il basso, a simboleggiare l’immersione nella morte con Cristo. Con la collocazione frontale dell’area battesimale si ha un’architettura tripartita molto ricca, il cui realismo funzionale restituisce massima visibilità al rito. Si crea un clima pasquale in cui l’assemblea è coinvolta in un’atmosfera battesimale (la forma e l’ampiezza della vasca permettono, inoltre, il battesimo non solo per aspersione, ma anche per immersione, come gesto significativo dell’azione sacramentale). Parola e battesimo cementano la comunità, e il cuore è la celebrazione eucaristica.
Nella ridefinizione dello spazio liturgico, inoltre, sono state apportate le ulteriori seguenti modifiche:
- spostamento del tabernacolo e del crocifisso, oggi in posizioni laterali, al centro della parete di fondo, in asse con l’altare;
- spostamento della sede presidenziale, attualmente al centro della parete di fondo, sul lato destro e sostituzione delle sedute mobili in legno con sedute in travertino;
- collocazione di due mensole, con funzione di credenza, nell’angolo posteriore sinistro del presbiterio;
- evidenziazione dell’area battesimale mediante ripavimentazione e collocazione, sulla vicina parete laterale, di un pannello in travertino, con una battentatura di forma ottagonale evocativa, delle stesse dimensioni delle finestre;
- realizzazione di una custodia per gli oli sacri con relativa mensola di servizio.

Roma, 16 gennaio 2011




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